La riforma del condominio ha ottenuto luce verde dall’aula di Montecitorio. Dopo un’attesa lunga quasi 70 anni, insomma, siamo dunque a un passo dalla legge di ridefinizione dei rapporti di buon vicinato tra inquilini dello stesso complesso residenziale, ma l’ultimo ok del Senato sembra a questo punto, una pura formalità.
Una delle norme più attese, oggetto di infinite questioni tra “confinanti di pianerottolo“, quando non di cortile, è quello sugli animali domestici: una questione che torna ciclicamente nelle dispute condominiali, sia che la diatriba riguardi l’igiene, l’inquinamento acustico, o la semplice antipatia per l’incolpevole bestiolina. Bene, ora la Camera l’ha messo nero su bianco: non si potrà in alcun modo vietare a priori la presenza dei piccoli amici a quattro zampe, anche se l’assemblea condominiale avesse, nel frattempo, assunto un regolamento che preveda una disposizione in senso opposto. Insomma, la signora anziana che si lamenta dei guaiti del cane nell’appartamento attiguo, o il maniaco delle piante che protesta perché il gatto del vicino disperde terriccio sulle parti in comune, dovranno farsene una ragione: d’ora in avanti, non ci saranno più divieti a priori alla presenza di animali da compagnia in condominio, siano essi a quattro zampe o, ad esempio, canarini. La norma è inserita nel testo approvato alla Camera sulla riforma del condominio, dove si mette in chiaro come, all’articolo 1138 del Codice civile, dal titolo “regolamenti di condominio”, come in nessun modo possa essere bandita la presenza degli animali domestici. Viene, a questo proposito, inserito un comma nuovo di zecca all’articolo sopracitato, laddove si pone in risalto all’articolo 16 della riforma del condominio come
“Le norme del regolamento non possono porre limiti alle destinazioni d’uso delle unità di proprietà esclusiva né vietare di possedere o detenere animali da compagnia”.
E’ stato fatto un altro passo avanti a tutela dei cittadini che convivono con gli amici a quattro zampe e che d’ora in poi potranno farlo senza rischiare di incorrere in assurdi tentativi di limitare la loro libertà e la serena convivenza con quelli che sono diventati dei veri componenti della famiglia.