La rabbia è una malattia mortale. Per prevenirla si devono vaccinare gli animali domestici e gli animali al pascolo.
La rabbia è una malattia infettiva acuta, scarsamente contagiosa, con manifestazioni a carico del sistema nervoso centrale rapidamente progressive, sostenuta da un virus appartenente alla famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus. La sua diffusione è pressoché mondiale ad eccezione di Australia, Regno Unito, Giappone e Paesi Scandinavi. Colpisce animali selvatici e domestici e si può trasmettere all’uomo (zoonosi) e ad altri animali attraverso il contatto con saliva di animali malati e/o infetti, quindi con morsi, ferite, graffi, soluzioni di continuo della cute o contatto con mucose anche integre. Il cane, per il ciclo urbano, e la volpe, per il ciclo silvestre, sono attualmente gli animali maggiormente interessati sotto il profilo epidemiologico, tuttavia sono coinvolti come reservoir anche il racoon dog (Nyctereutes procyonoides) e diverse specie di pipistrelli insettivori.
La malattia determina una encefalite con decorso clinico caratterizzato da due possibili forme forma furiosa e forma
paralitica entrambe con una prima fase caratterizzata da sintomi generici e poco specifici a carico del sistema
respiratorio, gastrointestinale e il sistema nervoso centrale (variazioni nel comportamento). Data l’elevata letalità
che la caratterizza, la rabbia rappresenta una malattia a notevole impatto sociale, poiché non esiste terapia dopo la
comparsa dei sintomi. La prevenzione su base vaccinale, sia pre-esposizione che post-esposizione, riveste dunque un ruolo determinante per la gestione della malattia negli animali e negli uomini.
Che cosa si deve sapere:
Qual’è la causa?
Nell’uomo, come nell’animale, la rabbia è una malattia mortale causata da un virus (lyssavirus).
Il virus si colloca nel sistema nervoso. Già prima della comparsa dei sintomi esso è presente nella saliva dell’animale infetto e si può trasmettere all’uomo attraverso la morsicatura, la leccatura di pelle non integra o
attraverso il contatto con le mucose. Quali animali possono infettarsi? Solo i mammiferi possono infettarsi e sviluppare la rabbia. Uccelli, pesci, rettili non si ammalano. In Europa la maggior parte dei casi sono segnalati nella volpe rossa e, in misura molto minore, in altri animali selvatici (procioni, mustelidi come per esempio il tasso, erbivori selvatici, pipistrelli, ecc.) e domestici (cani, gatti, furetti, bovini, ecc.). Le specie animali maggiormente colpite da rabbia variano anche in funzione del territorio interessato.
Quali sono i segni negli animali infetti?
Un animale con la rabbia presenta modificazioni del comportamento: l’animale selvatico perde la naturale diffidenza verso l’uomo, mentre gli animali normalmente mansueti presentano fenomeni di aggressività. Si possono osservare difficoltà nei movimenti, paralisi e infine morte. Tuttavia, va sottolineato che un animale che contrae l’infezione può manifestare i sintomi a distanza di settimane o mesi. Per questo motivo, non sempre si può risalire all’esatto momento in cui è avvenuta l’infezione.
Quali precauzioni prendere per evitare il rischio?
Evitare qualsiasi contatto con gli animali selvatici e con qualunque animale sconosciuto, anche se si mostra socievole. Non adottare animali selvatici come animali da compagnia. Se un animale selvatico si comporta in modo strano, va segnalato ai veterinari delle Aziende sanitarie, alla polizia municipale o alla guardia forestale.
Si devono vaccinare gli animali domestici
(nelle zone a rischio la vaccinazione è obbligatoria per i cani, consigliabile per gatti e furetti) e segnalare al veterinario ogni comportamento anomalo o inusuale osservato negli animali da compagnia. Gli animali domestici, anche se vaccinati, non devono essere condotti nei boschi o al di fuori dei centri abitati. Il movimento di animali domestici e uomini nell’habitat silvestre può spingere gli animali infetti a muoversi verso nuove aree e questo facilita la diffusione della malattia. Si ricordi che gli animali che andranno all’alpeggio nel periodo primaverile, o che pascolano sul territorio provinciale, vanno sottoposti a vaccinazione seguendo le indicazioni fornite dal Servizio veterinario.
Cosa fare se si è morsicati?
Lavare la ferita con abbondanti acqua e sapone per almeno 15 minuti: questo riduce il rischio di infezione. Recarsi in qualsiasi caso al pronto soccorso per le cure del caso e spiegare come si è verificata la morsicatura. Il medico, se necessario, somministrerà il trattamento vaccinale antirabbico post-esposizione. Nel caso di morsicatura da parte di un animale domestico è importante riuscire a identificarlo (l’animale può essere sottoposto a una sorveglianza per 10 giorni).
Esiste una cura per la rabbia?
No! Non esiste una cura per la rabbia, ma molto può essere fatto per prevenirla. La prevenzione si basa sulla vaccinazione preventiva (pre-esposizione) per evitare lo sviluppo della malattia (si applica a chi svolge attività professionali “a rischio specifico”, come veterinari, guardie forestali, cinovigili, guardie venatorie, ecc.) e sul trattamento antirabbico post-esposizione, da effettuare subito dopo il presunto contagio, come in caso di morsicatura da parte di un animale sospetto.
Da novembre 2009 la rabbia è ricomparsa nella provincia di Belluno a seguito dell’evoluzione dell’epidemia che, originatasi in Slovenia, ha interessato la regione Friuli Venezia Giulia a partire dal 2008.
Attualmente, i casi segnalati in Slovenia sono prevalentemente localizzati lungo il confine sud-orientale con la Croazia, anche se alcuni casi sono registrati al confine con la provincia di Trieste. L’Austria è invece indenne da rabbia.