La peritonite infettiva felina è una patologia che colpisce i felini domestici e selvatici, che presenta una bassa morbilità, ma una altissima mortalità.
E’ causata da un Coronavirus felino, un RNA virus, relativamente sensibile ai comuni disinfettanti e al calore.
Nell’ambiente esterno il Coronavirus non sopravvive più di 24 h.
I Coronavirus vivono e si replicano normalmente nell’epitelio intestinale: circa il 75%-90% dei gatti che vivono in colonie eliminano periodicamente il virus con le feci, in assenza di sintomi. L’insorgenza della FIP in ambienti con un’elevata concentrazione di gatti è dovuta alla comparsa di nuove varianti del virus, caratterizzate da maggiore patogenicità ed in grado di replicare nei macrofagi, all’interno dei quali vengono trasportati in vari distretti dell’organismo. La comparsa dei sintomi e la forma in cui la malattia si può presentare dipendono da molti fattori, tra cui la virulenza del ceppo, lo stato immunitario del soggetto, i concomitanti fattori stressanti. Quando sia la risposta umorale che cellulo-mediata sono efficaci, il gatto è in genere in grado di contrastare l’infezione, mantenendo il virus latente.
SEGNI CLINICI
La FIP si presenta di solito in animali giovani (sotto i 18 mesi) o anziani (sopra i 10 anni), in genere provenienti da ambienti affollati e che vivono in condizioni stressanti. La FIP può presentarsi principalmente in due forme cliniche:
○ umida (o essudativa o effusiva),
○ secca (o non effusiva o granulomatosa).
Accanto a queste due forme vi possono poi essere delle forme miste (per lo più granulomatosa ma con presenza di modico versamento o viceversa). I sintomi in entrambe le forme sono febbre, che non risponde ad alcun trattamento antibiotico, dimagramento, mancata crescita, ittero, abbattimento del sensorio e disidratazione.
FORMA UMIDA
Con la risposta immunitaria umorale si formano immunocomplessi, responsabili di vasculiti e della conseguente comparsa di versamento (forma essudativa): in genere il liquido si accumula in addome, ma si possono anche avere pleuriti essudative, versamenti bicavitari, raramente pericarditi. Come sintomi, oltre alla compressione del versamento sui vari organi, vi sono febbre, anoressia, astenia, disidratazione. Il decorso è in genere iper-acuto e la morte sopraggiunge nel giro di poche settimane.
FORMA SECCA
Con la risposta cellulo-mediata si sviluppano granulomi, tipici della forma secca, con sintomi riconducibili all’organo colpito. Sono di solito interessati i reni, meno frequentemente il fegato, i linfonodi, il sistema nervoso centrale e l’occhio. I sintomi sono aspecifici: ittero, sintomi neurologici (12% dei casi), uveiti edema dello scroto… La forma secca ha un decorso lento: può durare da due mesi a due anni. A volte, nella fase terminale della forma granulomatosa, possono comparire versamenti cavitari, con decorso iperacuto.
TEST DIAGNOSTICI
○ ESAME CLINICO-ANAMNESTICO.
Di fondamentale importanza per la scelta degli esami di laboratorio più utili e significativi.
○ ESAME EMATOLOGICO
I gatti con FIP presentano di solito anemia normocitica normocromica, non rigenerativa, neutrofilia, linfopenia, molto specifica in caso di FIP.
○ ESAME BIOCHIMICO
La presenza di alterazioni a livello biochimico dipende dalla sede colpita (per esempio uremia ed ipercreatinemia in caso di danno renale) ma nessun’alterazione biochimica è veramente patognomonica per FIP.
○ ELETTROFORESI
L’elettroforesi delle sieroproteine è uno dei mezzi diagnostici più importanti in caso di FIP. In corso di tale patologia, sia nella forma secca, ma soprattutto in quella umida, si ha un aumento della concentrazione sierica totale delle proteine, con una diminuzione del rapporto Albumine/Globuline: le globuline aumentano notevolmente durante la FIP, mentre le albumine si mantengono per lo più costanti. Nel 71% dei casi, si ha un aumento marcato delle alfa 2 e delle gamma globuline, dato non così specifico, (infatti, si può riscontrare anche in altri casi), ma sicuramente molto indicativo di peritonite infettiva. Recentemente sono stati effettuati studi sulla alfa 1 glicoproteina acida (AGP), una proteina di fase acuta che si è visto avere un ruolo fondamentale nella diagnosi di FIP. Quando i valori di AGP sono > di 3 mg/dl ci troviamo sicuramente di fronte ad un caso di FIP, che può manifestarsi sia nella forma secca che effusiva.
Quando i valori di AGP vanno da 1,5 a 3 mg/dl la probabilità di FIP è molto elevata. Se i valori di AGP vanno da 0,56 a 1 mg/dl, si deve valutare la sintomatologia clinica o prendere in considerazione altri parametri. devo basare sulla sintomatologia clinica del gatto per definire il soggetto positivo per FIP. In gatti sani i valori della glicoproteina si aggirano intorno agli 0,5 mg/dl. I valori ematici della alfa 1 glicoproteina acida hanno quindi un’altissima sensibilità e specificità per FIP
TEST SIEROLOGICI
Non sono utili per la diagnosi di FIP in soggetti asintomatici: gli antigeni del coronavirus mutato sono, infatti, uguali a quelli del normale FCoV. Gli anticorpi anti FCoV dimostrano solo che il gatto ha avuto contatti con il coronavirus, ma non necessariamente con quello responsabile di FIP. Si possono avere falsi negativi: un titolo anticorpale basso può essere semplicemente dovuto alla presenza di immunocomplessi o ad un crollo delle resistenze. PCR Ha una bassa utilità diagnostica in animali asintomatici. In circolo può essere identificato sia il genoma virale dei ceppi non patogeni che di quelli patogeni. Infatti, questo test non riesce a fare una distinzione tra un gatto affetto da FIP da uno con un coronavirus normale, non patogeno. Recentemente è stato proposto un test PCR che riconosce l’RNA messaggero del FCoV, che viene espresso solo durante la replicazione virale: dal momento che il coronavirus FIP è l’unico in grado di replicarsi in cellule diverse da quelle dell’epitelio intestinale, il riscontro di questo RNA messaggero nel sangue, nei versamenti o nei tessuti, da la certezza di trovarsi di fronte a ceppi virali mutati.
ANALISI DEI VERSAMENTI
E’ spesso diagnostica, infatti, il versamento ha un aspetto macroscopico caratteristico: giallastro, denso (a causa dell’alto contenuto di proteine), filante, trasparente e può contenere fibrina. Il versamento presenta inoltre elevate concentrazioni proteiche (>di 2,5g/dl), con una concentrazione di gamma globulina >del
32%. La citologia del versamento mostra un quadro infiammatorio aspecifico, con presenza di granulociti
neutrofili non degenerati, macrofagi, linfociti, cellule mesoteliali reattive ed un fondo proteinaceo
granulare precipitato. L’esame immunoistochimico del versamento centrifugato permette di identificare
grandi quantità del virus della FIP.
Altri esami come la citofluorimetria, evidenziazione del FCoV con immunocitochimica o
immunofluorescenza su raschiati congiuntivali, ricerca di anticorpi nel liquor cefalorachidiano ecc. sono
poco specifici e poco sensibili
ISTOLOGIA E IMMUNOISTOCHIMICA
L’unica conferma diagnostica è data dall’esame istologico degli organi colpiti, quindi la diagnosi definitiva è
solo post-mortem. Nelle lesioni da FIP è possibile evidenziare direttamente l’antigene virale mediante
immunoistochimica e PCR, raggiungendo così la conferma definitiva anche in quei casi in cui l’istologia non
è conclusiva.
APPROCCIO TERAPEUTICO
Non si conoscono terapie sicuramente efficaci nei confronti della FIP. Antibiotici, corticosteroidi ed
eventualmente diuretici, non offrono che benefici temporanei. L’uso dell’interferone nelle forme
granulomatose è stato recentemente segnalato.